Tamoxifene Associazione Italiana Malati di Cancro

Tamoxifene Associazione Italiana Malati di Cancro

Il tamoxifene può essere utilizzato sia in monoterapia che in combinazione con altri farmaci, a seconda dello stadio e dell’aggressività del tumore. Inoltre, il tamoxifene può essere utilizzato anche in prevenzione, per ridurre il rischio di sviluppare un cancro al seno nelle donne ad alto rischio. Quest’effetto tende a scomparire gradualmente col tempo, ma alcune pazienti continuano ad accusarlo per l’intera durata del trattamento con il tamoxifene. Anche la somministrazione di progesterone e alcuni farmaci antidepressivi può essere efficace, e anche le terapie complementari possono dare risultati positivi, ma è bene consultare sempre prima il medico curante.

Per i tumori del cavo orale manca la diagnosi precoce

  • L’escrezione del tamoxifene avviene principalmente per via fecale e un’emivita di eliminazione è stata calcolata pari a circa 7 gg per il farmaco immodificato mentre per l’N- desmetiltamoxifene, il principale metabolita in circolo, è risultato pari a 14 gg.
  • L’exemestane appartiene alla famiglia degli inibitori dell’aromatasi, insieme al letrozolo e all’anastrozolo.
  • Il farmaco agisce legandosi ai recettori degli estrogeni presenti nelle cellule tumorali, impedendo così l’azione degli estrogeni, ormoni che possono favorire la crescita del tumore.
  • Tuttavia, come tutti i farmaci, il tamoxifene deve essere utilizzato con cautela, tenendo conto dei potenziali rischi e benefici.
  • Molte donne che potrebbero trarre beneficio dal tamoxifene però non iniziano o interrompono la terapia a causa dei suoi effetti collaterali, come la comparsa di sintomi della menopausa e di vari disturbi ginecologici.

Le pazienti devono essere informate dei rischi potenziali per il feto qualora si instaurasse una gravidanza durante il trattamento con TAMOXIFENE AUROBINDO o nei due mesi successivi all’interruzione della terapia. Durante trattamento con tamoxifene è stata riportata una aumentata incidenza di alterazioni dell’endometrio, comprendenti iperplasia, polipi e carcinoma. Il tamoxifene può amplificare l’effetto del warfarin (Coumadin®), un farmaco somministrato per fluidificare il sangue nei soggetti con tendenza alla formazione di trombi. Se siete in trattamento con warfarin, informate immediatamente l’oncologo.

Potenziali effetti collaterali

Il tamoxifene è risultato genotossico in test di genotossicità in vitro e in vivo nel roditore. In studi a lungo termine con tamoxifene sono stati riportati tumori delle gonadi nel topo e tumori epatici nel ratto; non è stata stabilita la rilevanza clinica di queste osservazioni. L’escrezione del tamoxifene avviene principalmente per via fecale e un’emivita di eliminazione è stata calcolata pari a circa 7 gg per il farmaco immodificato mentre per l’N- desmetiltamoxifene, il principale metabolita in circolo, è risultato pari a 14 gg. E’ stato osservato che il tamoxifene mostra anche effetti di tipo estrogenino a livello osseo, endometriale, e sui lipidi ematici. Il tamoxifene è un farmaco non steroideo, derivato del trifeniletilene, che mostra un complesso spettro di effetti farmacologici antiestrogenici e simil-estrogenici nei diversi tessuti.

Come si Somministra il Tamoxifene e in Quali Dosi?

Il https://dot-home.es/scigliano-come-funzionano-gli-steroidi-e-quali/ agisce bloccando l’azione degli estrogeni, ormoni femminili di cui alcuni tipi di tumore al seno hanno bisogno per poter crescere. Una terapia con Tamoxifene può accentuare il rischio di coaguli di sangue nei polmoni, ictus o canco all’utero. Questo principio attivo può inoltre diminuire l’azione dei contraccettivi ormonali. Quando tali effetti indesiderati sono gravi è possibile controllarli attraverso una semplice riduzione del dosaggio senza influenzare la risposta al trattamento. È necessario consultare lo specialista per valutare l’opportunità del proseguimento o della sospensione del trattamento o di eventuali modifiche dello stesso.

Dato che non si può escludere una riduzione dell’effetto del tamoxifene, si deve evitare quanto più possibile la contestuale somministrazione di potenti inibitori di CYP2D6 (p. es. paroxetina, fluoxetina, chinidina, cinacalcet o bupropione) (vedere paragrafi 4.4 e 5.2). Normalmente il trattamento con il tamoxifene è prescritto per cinque anni, anche se alcuni oncologi lo prescrivono per due anni e altri a tempo indeterminato. Attualmente si ritiene che cinque anni siano la durata ideale per pazienti in pre-menopausa, mentre per le pazienti in post-menopausa la durata è variabile. Sono in corso degli studi miranti a verificare per quanto tempo dovrebbe estendersi il trattamento con il tamoxifene dopo l’intervento per carcinoma mammario.

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